L'Angelo di Marullo (Chiesa della Santissima Trinità, Mistretta)
L’inizio della grande attività di scultore in Marullo coincide con gli anni di dolore personale per la morte dei familiari, in particolare degli amati figli Andrea, morto il 30 agosto del 1901, e Giustina, morta il 6 marzo del 1914, venuta a mancare a 14 anni di età, e per l’incomprensione con i rapporti sociali che gli hanno ostacolato la vita.
Gli anni della fine del secolo diciannovesimo sono, perciò, difficili per Noè Marullo.
Deluso, come uomo e come intellettuale, fu oppresso da una situazione economica difficile, “perché scarsi sono i lucri della sua opera ”, e, inoltre, si sentiva umiliato e offeso per quello che politicamente succedeva in Italia: le manifestazioni degli operai a Milano, le organizzazioni dei Fasci dei Lavoratori Siciliani represse dalla polizia.
A dimostrazione del suo stato d’insofferenza scolpì “l’Angelo dormiente nella bara o il Risveglio dell’Angelo” posto sul frontone della chiesa della Santissima Trinità. Committente di questa opera fu la nobildonna Teresa Salamone, mamma del cav. Enzo Tita, chiamata affettuosamente dai nipoti Giuseppe e Paolo Giaconia ‘Zia Teresina’ che, dal balcone della propria abitazione, sito di fronte alla chiesa, poteva ricordare il suo bambino morto in tenera età.
Marullo, cristiano e cattolico, arrivò al punto d’immaginare un angelo morto quando un angelo, puro spirito, è immortale. La scultura in marmo raffigura la figlia Giustina, l’angelo prematuramente scomparso. Si evidenziano le due realtà dell’esistenza terrena: la bara, cioè la morte, l’angelo, cioè la vita. L’angelo, risvegliatosi dal sonno, si appresta ad uscire dalla bara per spiccare il volo verso il cielo.
Fonte: il Blog di Nella Seminara. Link
La Sacra Famiglia (Chiesa di San Giuseppe, Mistretta)
Nell’opera, firmata in basso, è scritto: “Opera d’arte del paesano Noè Marullo per cooperazione di Basilio Porrazzo Anno 1912” . Vuol dire che l’opera è stata realizzata dallo scultore amastratino però la committenza è stata la corporazione degli ebanisti e dei falegnami della quale Basilio Porrazzo rappresentava la categoria.
Il gruppo è formato da tre statue.
Col Concilio di Trento c’è una diffusone non solo della figura di San Giuseppe, ma, soprattutto, della Sacra Famiglia. Questo culto è stato voluto anche da papa Leone XIII e Noè Marullo si è attenuto a ciò che ha scritto nell’enciclica Leone XIII.
Il trittico è formato dalla Madonna, vestita con un abito rosso e coperta dal manto celestiale, il Bambino, che tiene in mano il mondo, come per dire che Gesù è il salvatore del mondo, e San Giuseppe che mostra il bastone fiorito. La Madonna è la moglie di Noè Marullo, la signora Stella Cuva, il bambino è Giustina, la figlia, morta all’età di 14 anni, San Giuseppe è l’immagine di Marcello Capra, un ebanista aiutante di Marullo.
Fonte: il Blog di Nella Seminara. Link
L'Immacolata (Duomo di Gerace)
Miracolo o suggestione? Sta di fatto che il 5 settembre il popolo geracese festeggia e, soprattutto, rende grazie a qualcuno.
Infatti, proprio in questa giornata ricorre l’anniversario di quello che le persone più anziane ricordano e tramandano alle nuove generazioni come il miracolo della Madonna Immacolata a favore della città di Gerace e dei suoi abitanti.
Era il 5 settembre 1943, in pieno secondo conflitto mondiale, quando si verificò un significativo evento: alle ore 13 una polveriera esplose al Calvario, ma non vi furono né vittime, né feriti; la seconda polveriera, invece, di dimensione molto più grandi e contenente proiettili di tutti i calibri posizionata in Contrada San Filippo, sarebbe stata in grado di radere al suolo non solo Gerace, ma anche i territori vicini. Le testimonianze che sono arrivate ai giorni nostri raccontano che l’ordine di far partire il fuoco per far esplodere la seconda polveriera fu dato alle ore 17, ma la miccia si spense, mezz’ora dopo ci fu un secondo ordine, ma il fuoco si spense nuovamente, al terzo tentativo il fuoco stava per raggiungere la polveriera e causare l’esplosione, ma un capitano di artiglieria, incurante degli ordini ricevuti e spinto da un impulso misterioso, si lanciò per spegnere la miccia evitando così una catastrofe.
Per il popolo di Gerace questo episodio non ha altra spiegazione se non un intervento dall’alto, e in particolare della Madonna Immacolata, figura verso cui si ha da sempre una profonda devozione, tanto da venerarla non solo come protettrice della Diocesi di Locri-Gerace, ma anche come Santa Patrona del Paese insieme a Sant’Antonio del Castello e a Santa Veneranda.
A guerra finita nel 1947 come segno di gratitudine per la costante protezione il popolo geracese donava alla statua dell’Immacolata, una corona d’oro finemente lavorata e ricca di pietre preziose con un fregio posto al centro su cui spiccano due grossi brillanti regalati da Papa Pio XII da cui è ulteriormente impreziosita.
Il culto dell’Immacolata è molto radicato tra i geracesi i quali individuano nell’attuale statua, caratterizzata da una asimmetria tra le due spalle non un problema durante la realizzazione, bensì un segno mistico che esprime in modo evidente il sacrificio della Vergine nei confronti del popolo di Gerace. A questo proposito si riporta un sogno fatto da una suora di origini geracesi, suor Maddalena, la quale aveva sognato la Madonna mentre supplicava Dio di risparmiare il suo popolo, di cui lei stessa si prendeva carico sulle proprie spalle, in quel periodo era già stata commissionata la realizzazione della statua a uno scultore, il quale a opera terminata non sapeva spiegarsi come fosse possibile che la sua creazione avesse una spalla più bassa dell’altra, tale sogno ovviamente ha avvalorato il credo popolare secondo cui sulla spalla più bassa la Madonna sostiene da sempre Gerace.
Ancora oggi la nostra Città è fortemente devota alla Vergine Immacolata, motivo per il quale ogni anno si rinnova l’atto di affidamento, durante il quale il Sindaco dona simbolicamente le chiavi della Città alla Vergine Santissima Immacolata, ringraziandola per la costante protezione che offre alla Città di Gerace e al suo popolo.
Anna Rodinò. Fonte: Link
Sant'Antonio da Padova (Chiesa di Sant'Antonio, Mistretta)
La committente della statua di Sant’Antonio di Padova, nella chiesa di S. Antonio di Padova di Mistretta, è stata la signora Filippa Marchese Varisano, la moglie del signor Antonino, la nonna della signora Maria Cecilia Marchese.
Dalla viva voce della signora Maria Cecilia Marchese (nella foto) ascoltiamo il suo racconto: Link
Trascrizione: "Buona sera. Mio nonno si trovava a Messina durante il terremoto del 1908. Si è salvato per miracolo, sia con una scatola di fiammiferi che l'ha permesso di raggiungere la strada, sia perché Sant'Annibale Maria di Francia ha visto che lui stava andando verso il maremoto, lo ha chiamato, lo ha rincorso e lì hanno fatto amicizia e si sono poi frequentati successivamente. Lui ha fatto una promessa, che avrebbe riaperto al culto la chiesa di Sant'Antonio se fosse arrivato a Mistretta sano e salvo. Così è stato. Quando finalmente è riuscito a fare aprire questa chiesa, anche con l'aiuto di Sant'Annibale Maria di Francia, e... lui aveva un figlio che era nato dopo il terremoto, cioè esattamente nel 1910 che è mio padre. E Noè Marullo stava dipingendo la statua di Sant'Antonio, e ha preso a modello le fattezze di mio padre. Ecco perché noi siamo legati a questa chiesa."
Fonte: il Blog di Nella Seminara. Link
La pergamena (Palazzo municipale, Mistretta)
Nella sala del sindaco è in evidenza la pergamena che Noè Marullo donò al Municipio di Mistretta e realizzata quando si trovava Roma per completare i suoi studi economicamente aiutato dal Comune di Mistretta.
La pergamena rappresenta la Sicilia, inserita nel contesto dell’unità d’Italia.
Mistretta e Roma sono due realtà culturali.
Al centro della pergamena Noè Marullo ha scritto:
IN OMAGGIO ALL’ONOREVOLE MUNICIPIO DI MISTRETTA
Noè Marullo
ROMA
MDCCCLXXVIII
Osservata di fronte, nell’angolo inferiore a sinistra della pergamena è raffigurato il vulcano dell’Etna fumante, nell’angolo di destra è raffigurata Roma con il suo palazzo di Giustizia lungo il Tevere solcato da barca, in secondo piano il Castel Sant’Angelo.
Nell’angolo superiore di sinistra sono raffigurati Mistretta e il paese, nell’angolo superiore di destra sono raffigurati il castello e il Municipio, nel mezzo c’è l’aquila imperiale. Ai lati le fanciulle raffigurano le allegorie. Quella di sinistra raffigura la pittura, quella di destra la scultura.
Inoltre Marullo esalta la natura disegnandovi agavi, felci, palme fichi d’india con pesci e conchiglie. Poi squarci di cielo e di mare.
E’ una pergamena molto simbolica.
Si nota anche la mano artistica e pittorica del nostro concittadino.
Noè Marullo ha impiegato tre mesi di tempo per realizzare questa pergamena che è un’opera di grande valore artistico-culturale.
Fonte: il Blog di Nella Seminara. Link